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      lo trovato reo, tutto ciò era operare contro le leggi, e introdurre detestabili innovazioni; che alla Repubblica poco importava, fra tanti procuratori di S. Marco, avervi anche il Morosini ma che la preservazione di questa dignità al Morosini le premeva moltissimo, perchè influiva ad allontanare le dissensioni, e le amarezze atte a turbare la tranquillità pubblica e privata. Eccitò quindi il Gran Consiglio a manifestare la sua total dissuasione alla proposta; ciò che riuscì colla pluralità de’ voti, ed il Morosini conservò la sua dignità di procurator di san Marco. Allora l’avogador ritirò tutt’i suoi atti, e l’inquisitor Erizzo, ch’era già stato scelto per formare il processo, riprese l’esercizio della commissione avuta. Non s’arrestò sul fatto della pace conclusa, perchè v’avea l’assenso del governo, e limitossi alle due accuse: quella di aver debolmente difesa Candia, e l’altra di aver male amministrato il pubblico erario. L’esame fu de’ più rigorosi; i testimonj chiamati da ogni ceto di persone furono infiniti; e dopo tutto questo il Morosini rimase pienamente assolto, e così vie meglio sfolgorò la luce de’ suoi meriti, e la sua irreprensibile condotta.
      Ecco qual fine ebbe un affare cominciato per privato astio, continuato per passione, e compiuto con tutto il rigore dell’ordine. Esso offerse un nuovo esempio di equità e di fermezza nel governo; poichè nè la grande autorità dell’accusato, nè la veemenza dell’accusatore, nè il favor dei partiti ebbero forza bastante per confonder le leggi, e per produrre qualche avvenimento capace di lasciare funeste rimembranze.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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