Un avvenimento favorevole trasse i Veneziani da ogni incertezza.
Le truppe unghere, congiunte alle ottomane, formavano un’armata di 200,000 combattenti, che recatasi sotto le mura di Vienna l’aveva stretta in guisa, che già quella gran capitale era sul punto di arrendersi, quando il valore inaudito di Giovanni Sobieski re di Polonia giunse a liberarla. Immenso fu il giubilo di Cesare, come pure di papa Innocenzo XI, che ben conobbero da qual procellosa ed orrenda bufera erano scappati. Ma per assicurarsi maggiormente per l’avvenire, si applicarono entrambi col massimo ardore ad ottenere l’alleanza della Repubblica; poichè pel dominio che aveva sul mare, molto valeva a reprimere gli sforzi degli Ottomani, che miravano ad illimitate conquiste. Vinta dall’efficacia de’ maneggi essa si determinò ad accettare i pressanti inviti; e nel mese di marzo del 1684 segnò l’alleanza offensiva e difensiva coll’imperatore. Non fu pura vista di particolar interesse che a ciò l’inducesse, ma la generosa speranza, che una lega delle tre potenze più formidabili contro il Turco, ch’era stata per secoli inutilmente tentata, dovesse finalmente abbattere, o almeno indebolire l’impero turco a grandissimo vantaggio di tutta la cristianità. Prima condizione del trattato si fu, che ciascuna delle parti contraenti rimarrebbe in possesso, dopo la pace, di quanto si fosse acquistato.
Si allestirono subito in Venezia 24 vascelli di linea, 28 galere e 6 galeazze. Non ci fu troppo che pensare sull’elezione del comandante.
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