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      Il Morosini seguì il corso delle sue imprese. In pochissimo tempo acquistò molte castella, come Vomizza, Valpo, Natolicò, Missolongi ed altre nel paese di Zaroméro nell’Acarnania. Animato da così prosperi successi propose di assediar Prevesa. I lavori per aprir la breccia furon difficilissimi, ma finalmente dovette anch’essa cedere. Con questa conquista fu dato fine alla campagna.
      Nell’anno 1685, il Morosini si accinse ad attaccare Corone, una delle principali piazze della Morea, e trovò tutti dispostissimi a secondarlo. Sbarcò ottomila uomini sulla costa, e in pochi giorni la piazza era già investita. Ma nel momento di sottommetterla si seppe, che il bassà Mustafà era per arrivarvi con nove mila uomini. Il Morosini leva subito il campo, marcia ad incontrar il nemico, e sorprende di notte i Turchi addormentati nel loro campo. Risvegliati in tal modo, il loro spavento è generale; tutti prendono la fuga senza combattere, e abbandonano l’artiglieria, gli stendardi, le tende, i bagagli, e trecento cavalli in poter de’ Veneziani. Questi gl’inseguono, e ne fanno una grande carnificina. Il Morosini rientra nelle sue linee, ed intima alla guarnigione di arrendersi. Essa non risponde che con ingiurie. Immagina egli allora di far giuocar una mina di 250 barili di polvere. Questa vi aperse una gran breccia. I Veneti danno subito l’assalto alla fortezza, ma vengono respinti con molta perdita; pure si preparano a dare il giorno dopo un nuovo assalto; a questo la guarnigione è costretta di spiegare il vessillo bianco.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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