Mentre discutevasi sulle condizioni della capitolazione, un colpo di cannone parte dalla piazza ed uccide alcuni soldati veneti ch’erano vicini al comandante. Il furore s’impadronisce di tutti gli animi; non v’è più freno; conviene punire un tradimento così infame. Tutti si gettano disperatamente dentro la piazza, e nel primo accesso di rabbia, non la perdonano nè a sesso, nè a età; passano a fil di spada quanti incontrano. Le strade sono piene di sangue e di estinti; la natura freme a tanto strazio, e troppo tardi nasce il consiglio di aggravar di ceppi que’che vivono ancora.
La presa di Corone, e l’acquisto fatto di artiglieria, di munizioni da guerra, di un gran numero di schiavi buoni al remo, fecero crescere a mille doppj il giubilo ne’ Veneziani. Tutti accorsero al molo per veder la feluca apportatrice di sì bella nuova, e a godervi pur anche lo spettacolo delle insegne e spoglie ottomane ond’era coperta. Tra que’ trofei vedevasi lo stendardo a due code preso al Seraschiere. Questo fu esposto sulla porta maggiore della Basilica di san Marco alla vista del popolo. Indi si decretò, che il doge, accompagnato dalla signorìa e dal senato, andasse nelle forme più solenni alla chiesa de’ PP. Teatini, dove dopo la Messa cantata, ed il Te Deum fosse deposto lo stendardo vicino all’altare di san Gaetano: “perchè risplenda a perpetuo testimonio della pubblica venerazione verso la miracolosa intercessione di esso santo, ed a gloriosa memoria di così decoroso successo”. La ricompensa avuta dal general comandante fu nobilissima.
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