Ecco ciò che gli fu scritto: “Il Senato per assicurarvi della sua piena soddisfazione ai vostri servigj, ne ha fatto goder un attestato verso il dilettissimo nobile nostro Lorenzo Morosini vostro fratello, con il fregio di cavalier di san Marco, maggiormente decoroso, perchè acquistato con i vostri sudori e perchè premio del vostro singolar merito”.
Dopo la caduta di Corone tutta la squadra trovavasi alla vista dell’antica Sparta: luogo limitrofo alla provincia di Maina, la cui popolazione conservava ancora i sentimenti generosi dei loro antenati; quindi colà detestavasi il dispotico dominio de’ Turchi, e riguardavano i Veneziani come futuri loro liberatori, ed i Veneziani riguardavano le buone disposizioni de’ Mainotti come vantaggiosissime ai loro particolari interessi. Unitisi dunque fra loro si ajutarono reciprocamente, e costrinsero la città di Zamata ad aprire loro le porte. L’Agà, che vi comandava, andò ad umiliarsi al generale Morosini, e gli presentò la sua spada. Eguale facilità non trovossi già nel conquistare la fortezza di Calamata. Convenne attaccare il capitan Bassà, che alla testa di dieci mila uomini occupava una eccellente posizione. Fu battuto, e la fortezza cadde. Poscia Chielafà e Passava caddero anch’esse, ed in questo modo si compì la conquista di tutta la provincia di Maina.
La stagione essendo di già molto inoltrata, il capitan generale entrò nei quartieri d’inverno a Corfù con tutta la sua squadra, che aveva gran bisogno di riposo dopo le fatiche sostenute con tanto ardore.
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