Da tale esercizio appunto nacquero le disfide; e queste si eseguivano con quelle grosse barche che mettevansi in riga, donde derivò la parola Regata. Infin qui quest’era una specie di ginnastica poco dilettevole agli occhi, ma utilissima a rafforzar le membra ed avvezzarle al remo delle galee ed al travaglio di lunghe navigazioni. I nostri padri riflettendo alla somma utilità che ridondava in caso di guerra da questi due esercizj, pensarono al modo d’incoraggiarli; e perciò nel decreto emanato nell’occasione della gran festa per la ricupera delle spose rapite, ordinarono che ogni anno al tempo dei Ludi Mariani si tirasse di fromba in diversi luoghi della città, e si facesse una Regata. Ma fu soltanto dopo l’ingrandimento della Repubblica, che tale spettacolo marittimo prese un aspetto magnifico, abbagliante, unico; esso divenne la festa della nazione. È indicibile quanto ardore l’annunzio d’una vicina Regata inspirasse in tutte le classi, e come ciascuno si adoperasse per renderla pomposa e piacevole. Li campioni erano i gondolieri, come lo sono anche oggidì; cioè que’ rematori che guidano quotidianamente le nostre gondole per gl’interni canali della città; classe di popolo, che quantunque ora non poco differente da quello ch’era in addietro, merita tuttavia l’attenzione dell’osservatore filosofo, perchè ritiene più di qualunque altra la tinta del primitivo carattere nazionale. I gondolieri sono generalmente pieni di spirito, di finezza, di penetrazione; sono destri e gai; la vivacità delle loro risposte e de’ loro motti piace ed incanta.
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