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      Prima della festa, anzi dal momento in cui il Governo annunziava una Regata, li campioni andavano esercitandosi per varj giorni. Li respettivi loro padroni, che s’associavano alla loro gloria, lasciavano ad essi tutta la libertà necessaria, e prestavano loro ogni soccorso, di cui potessero abbisognare per accrescere le forze e riportare il premio. Da quel punto un gondoliere cessava di esser servo; egli diveniva quasi un figlio adottivo col quale amavasi dividere la sorte. Ciascun padrone, inginocchiato sulla prua della bissona, assisteva egli stesso agli esperimenti che ogni dì si facevano; e questi esperimenti erano altrettante picciole Regate, sia per la folla degli spettatori, sia per lo dispendio degli abiti dei gondolieri, o per le consuete mancie che ad essi si regalavano. La vigilia del gran giorno cessavano gli esercizj. Era quello un dì destinato alla pietà. I gondolieri veneziani hanno una divozione particolare alla Nostra Donna della Salute. In quel dì non mancavano di recarsi al Tempio sotto tal titolo a lei consacrato, onde assistere alla Messa, che per lo più facevano celebrare a loro spese. Indi il curato delle rispettive parrocchie recavasi alle case de’ futuri regattanti, ed ivi, circondato da tutti gl’individui della famiglia, benediceva prima la persona del giostrante, indi il battello a cui solevasi affiggere l’immagine di Maria, o di qualche altro santo, secondo la particolar divozione del gondoliere.
      Giunto finalmente il dì della lor gloria, ciascuno allo spuntar dell’alba montava il suo piccol legno, e si portava presso il padrone per attender il momento in cui tutti dovevano insieme partire.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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