È questa l’eloquenza del cuore, l’ingenuo linguaggio della purità, la vera decorazione del popolo. Oh purità di egregi costumi, perchè non regni ancora tra noi! Il vecchio sollevava il figliuolo; gli rammentava di nuovo le illustri prove dei suoi antenati, di quegli eroi che non avevano insanguinato il terreno, nè fatto piover lagrime sopra i proprj allori. Lo impegnava a non mostrarsi da essi degenere nel coraggio. Gli facea notare i tratti di somiglianza che aveva con qualcheduno di loro, giacchè la memoria de’ vincitori conservavasi dalle famiglie nei lor ritratti. Le femmine anch’esse, unendo alla dolcezza naturale del sesso quella non poco osservabile della nazione, eran gelose di dividere con essi l’ardire. Nell’atto di presentare ai mariti il remo, assomigliavano, benchè lungi dall’austerità spartana, alle femmine greche, quando nel porgere agli sposi e ai figli lo scudo guerriero, intimavan loro di ritornare con quello o su quello.
Ma egli è tempo ormai di venire alla famosa corsa; ed il mio lettore impaziente quasi al par dello spettatore sta con ismania attendendo il punto, in cui i nostri campioni compariscono al cimento.
Il cannone dà il segnale della partenza. Le barche radono l’acqua colla velocità dello strale. Il frastuono degli applausi e dei gridi annunzia il loro arrivo nel canal grande. Li rematori posti sull’estrema punta della lor navicella fanno da principio palpitare il riguardante, che non ha l’occhio avvezzo a tal genere di esercizio. Si vedono ora incurvarsi sino alla sponda del legno, ora rialzarsi con grazia vincere la resistenza dell’acqua, e colla sola forza delle punte de’ piedi e delle braccia acquistare la rapidità del lampo.
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