Essi si superano a vicenda. Tale che sembra cedere il passo al suo emulo, ecco sel lascia ben presto addietro. I viva de’ suoi amici, de’ suoi parenti danno segno del suo avvantaggio, quando altri l’hanno di già trapassato, e lo costringono a raddoppiare gli sforzi. Taluni soccombono a mezzo il corso. La natura non diè loro, pari all’ardore di cui hanno infiammata l’anima, tutta la necessaria forza de’ muscoli, nè quel largo petto che facilita agli altri la libera espansione de’ polmoni voluta dalla rapidità del movimento. Essi si ritirano, ed il popolo veneto buono e sensibile non aggrava il lor dolore cogli urli; guardali con compassione ed amistà, li lascia andare in silenzio, e rivolgesi di nuovo a quegli altri che durano nella lizza. Di qua, di là gl’incoraggia collo sventolar de’ moccichini, e le femmine coll’agitar in aria i loro Schali. Ciascun padrone sulla bissona presso il suo campione, lo eccita colla voce, lo chiama per nome, e così lusinga il suo orgoglio e lo anima. Le sue nerborute braccia, e le sue reni arrendevoli spiegano allora una forza veramente atletica. Spuma l’onda sotto il replicato batter de’ remi; s’alza in ispruzzi e ricade in grosse goccie sul dorso de’ remiganti aspersi del proprio sudore. Ma già a misura che s’accosta il termine della faticosa corsa cresce la loro velocità. Già ripassano sotto la volta magnifica di quel famoso ponte di marmo, che non ha che un sol arco, e di là scorgono la macchina de’ premj. Il popolo che forma piramide sopra li due fianchi del ponte, e si estende sulle due rive, s’infervora egualmente per tutti.
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Schali
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