Le sue donne, attente a soccorrerla, non poterono richiamarla a se medesima. Il pallore di morte aveva di già oscurati i colori del di lei volto. La posero in letto, senza ch'ella vi si opponesse, o vi acconsentisse. Ella rimase in questo stato tranquillo in apparenza sino a nove ore della sera. Allora Lidy, la più giovine delle sue cameriere, le presentò una lettera di Edoardo. Questo nome e la vista di que' caratteri risvegliarono i suoi sensi sopiti dall'oppressione del suo cuore: cominciarono a cadere le sue lacrime; queste rallentarono a poco a poco i movimenti interni, da' quali era agitata. Aprì tremando la lettera, e vi trovò quanto segue:
LETTERA DI MILORD EDOARDO A LADY ALDERSON
Eh Sara mia dilettissima! qual sarà mai il turbamento del vostro cuore! Il mio è penetrato da un colpo mortale. Come! Noi separati! Come! Mi hanno involato, ingannato, strappato dal fianco vostro! Quale orribile disavventura! Poss'io vivere, poss'io respirare...? La mia disperazione, le mie lacrime interrompono i tratti della mia penna... Ah che feci mai sventurato! Ho colmato di dolore l'animo vostro! Ho osato... Ah! Ho sperato... sento lacerarmi il cuore. Ritenuto a forza in questo luogo, guardato a vista, prigioniero alfine non posso raggiungervi, non posso gemere ai vostri piedi. Ah mia cara, mia sposa, mia amica, non dubitar giammai del tuo sposo, dei sentimenti eterni che lo uniscono a te. No, infranti non saranno giammai i nodi cari; e sacri, da' quali i nostri cuori son legati. Sara, voi siete mia, io son vostro; lo sarò sempre ad ogni costo.
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Lidy Edoardo Sara
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