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      La fierezza del carattere di milord Alderson non le permetteva di abbandonarsi a de' movimenti ch'egli trattava di debolezza, e de' quali gli era ignoto l'allettamento.
      Sara lasciò una lettera da rimettere dopo qualche giorno al suo genitore. Le sue espressioni sommesse, fatte per intenerire, imploravano la sua pietà per una figlia colpevole e sventurata, la quale vedendosi forzata a non più vivere sotto degli occhi suoi, si trovava di già punita di un fallo irreparabile. Ella fremeva pensando all'indegnazione che la sua fuga avrebbe prodotta nel cuore di un padre offeso. Senza intraprendere di giustificare un'azione della quale nulla poteva scusare la temerità, ella gli domandava perdono, deplorando la crudele necessità che l'aveva indotta a sottrarsi dall'autorità paterna.
      Ciò fatto ella sortì dal castello con Lidy; si rese al luogo ove l'attendeva la sua sedia unita a quella di miledy d'Albury; partirono insieme, ma si separarono opportunamente, e lady Sara arrivò a Londra colla sua cameriera la sera del giorno appresso.
      L'allontanamento di lady Sara, e la sua lettera portata a milord Alderson, lo gettarono in un orribile stordimento, da cui non rinvenne in se stesso che per abbandonarsi ad un eccessivo furore. La cassetta ritrovata nell'appartamento di sua figlia gli parve una prova ch'ella si fosse procurato un asilo, ove non temerebbe l'indigenza. Egli la credette ritirata a Wersteney, o presso di qualche amico del conte di Revell. Cedendo al suo primo movimento, scrisse a questo signore con quell'orgoglio e quell'asprezza che a lui erano naturali.


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Istoria di Miss Jenny
di Marie Jeanne Riccoboni
pagine 285

   





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