Lady Alderson lo intese, corse a lei, gliene domandò la cagione; la donna agitata, dimenticando l'interesse che la giovine lady poteva prendere ella stessa a sì funeste novelle, le presentò il biglietto di suo nipote, che conteneva tai detti.
Noi abbiamo sostenuto una fiera battaglia, e l'abbiamo perduta. Io sono ferito, ma leggermente. Noi fuggiamo. Io poi scrivo sei leghe lontano dal campo fatale ove noi abbiam lasciati estinti diecimila de' nostri. Ho veduto cadere milord d'Orset, mio protettore e mio amico. Vorrei esser morto ieri; non vi posso dir d'avvantaggio. Mi fu detto che noi dobbiamo marciare per combatter di nuovo.
Lady Sara ebbe appena finito di leggere, ch'ella cadde oppressa fra le braccia di mistriss Larkim, pronunziando a bassa voce:
Oh Edoardo, oh mio caro Edoardo!
Fu ravvivata con de' sali acuti, ma atterrita, tremante, oppressa da un tale stringimento di cuore che non le permetteva d'esprimersi che a forza d'esclamazioni; alzava tristamente al cielo i suoi occhi bagnati di lacrime:
Dio grande! Dio onnipotente!
gridava ella "sono a tempo, Sono ancor a tempo d'implorarti?"
Ella attese il giorno seguente con un impazienza, con un agitazione, che non le permisero di riposare un istante. Alcun corriere non arrivò. Vanamente procuravasi di persuaderla che i corrieri non poteano liberamente passare. Questa mancanza di lettere parve a lei un annunzio di morte.
Ah! non esiste più,
diceva ella a Lidy "no, non esiste più; io l'ho perduto per sempre."
Passò ella parecchi giorni in questa orribile incertezza.
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