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      Ogni movimento che si faceva vicino alla sventurata Sara, le causava una rivoluzione sì grande che appena si ardiva di alterare quella spezie di solitudine in cui era immersa. Ella non conosceva la sua esistenza che allora quando le agitazioni dolorose eccitavano in lei l'aspettativa di una conferma disperata. Sola nel suo gabinetto, prostrata innanzi all'Essere Supremo, le mani alzate verso lui, i suoi gridi, i suoi gemiti gli domandavano la vita di Edoardo.
      Ch'egli viva, questo mi basta,
      ripetea con ardore "ch'egli viva, e ch'io non lo perda; che i suoi giorni conservati non sieno per me; ch'io pianga il suo allontanamento, la sua indifferenza, il suo odio, i suoi disprezzi ancora; ma giammai, giammai la sua morte. Abbandonata, avvilita, disonorata, priva di tutto, senza amici, senza asilo, io purgherò il suo errore ed il mio. Dio di vendetta, tu lo sei altresì della misericordia! Ah! non colpir che me sola, degnati di conservar la sua vita a' miei voti, alle lacrime amare ch'io verso dinanzi a te! Morirò contenta, se saprò spirando che il braccio tuo lo ha salvato, ch'egli vive, ch'egli è felice!"
      Ma quale sventura! L'oggetto di tanti pianti, di un sentimento sì tenero, sì disinteressato, non era più tra' viventi; trafitto da tre colpi mortali, rovesciato, calpestato dalla cavalleria, imbrattato di sangue e di polvere, Edoardo, confuso in un mucchio di morti, non era stato nemmeno riconosciuto; si credette prigioniero. Sir Humfroid, fatto prigioniero a canto del suo padrone spirante, ch'egli sforzava di rialzare, poteva solo dare dei lumi certi del suo destino; ma perigliosamente ferito egli stesso, restò parecchi giorni senza essere in grado di parlare, né di scrivere.


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Istoria di Miss Jenny
di Marie Jeanne Riccoboni
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