Ella si fe' portare il suo scrittoio, prese quel giornale che avea cominciato, e presentandolo al conte di Revell:
Ho una grazia a domandarvi, Milord
gli disse. "Non osando trattenervi sopra l'unico soggetto che possa interessarmi, vi prego di voler attentamente leggere questi fogli. L'estrema mia debolezza ed altre ragioni che voi comprenderete facilmente, non mi permettono di rivelarvi io stessa la mia trista avventura; quando voi ne sarete istruito, se la vostra compassione generosa non si formalizza, se voi degnate estenderla sopra l'oggetto della mia maggior inquietudine, io discenderò nel sepolcro sbarazzata da un carico penoso, il cui peso rese più aspri i miei tormenti."
Il Conte ricevette i fogli ch'ella gli confidò; penetrato dallo stato in cui ei la lasciava, si ritirò, dopo essersi solennemente impegnato di adempire a di lei riguardo tutti i doveri di un padre e di un amico.
Giunto in sua casa, lesse con premura e con attenzione i fogli di Sara; terminando di leggere, si risovvenne di alcuni discorsi vaghi e interrotti usciti dalle labbra di Edoardo in tempo della sua dolorosa disperazione; essi avevano eccitato dei sospetti nello spirito di Milord; ma penetrato da rispetto per lady Alderson, ei non ne fece alcun caso. Assicurato di quello ch'egli non ardiva pensar in avanti, compianse lo stato di Sara, prese parte nelle di lei afflizioni, e si sentì commosso sino al fondo del cuore in pensando all'innocente creatura, frutto di un amore sì sventurato. Egli si abbandonava a dei sentimenti di compassione, di tenerezza, quando vennero ad avvisarlo di ritornar prontamente presso lady Alderson.
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