Arrivai all'età di quindici anni senza che una sola riflessione avesse agitato il mio spirito o turbata la dolce uniformità del mio vivere; ma un avvenimento, indifferente nell'apparenza, cominciò a farmi sentire dell'inquietudine sopra la mia nascita o almeno sopra la condotta de' miei genitori a mio riguardo.
Passeggiando un giorno con sei delle mie compagne colle loro donne, con Lidy, e due delle nostre governanti, arrivammo alla sommità di una collina; di là scopersi un'abitazione che mi pareva deliziosa; proposi alle mie compagne di addirizzar colà i nostri passi, e niuna opponendosi al mio desiderio, noi traversammo per la prima volta la via che limitava ordinariamente le nostre passeggiate. Arrivate nel viale che conduceva al palazzo, un giardiniere occupato a potare gli alberi ci aprì una picciola porta, e ci condusse in un vasto giardino. Dalla medesima guida fummo condotte a scorrere tutte le bellezze di quel luogo ricco ed ameno, con quella soddisfazione che la menoma novità eccitar suole nell'animo della gioventù. Un boschetto ornato di fiori, in cui quattro fontane zampillanti temperavano gli ardori della stagione, ci parve a proposito per riposarci. Le nostre governanti e le nostre donne sedettero sopra de' sedili erbosi; ma l'attività naturale della nostra età ci portò ben presto a cercare del divertimento, e ci animò ad eseguire danzando tutte le contraddanze che ci erano state insegnate.
Mentre eravamo occupate in questo piacevole esercizio, un giovine in abito di cacciatore comparve tutto ad un tratto in mezzo di noi; scoprendolo, le mie compagne cessarono di danzare; più coraggiosa, o più distratta dell'altre, mi sdegnai contro di esse, senza fare attenzione allo spettatore, la di cui vista le aveva arrestate.
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Lidy
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