Lidy pensava nella stessa maniera, e le di lei idee mi confermarono nelle mie.
Sir James pressandomi di fissare il giorno in cui dovevamo unirci e contentar le sue brame, credetti a proposito dovergli far osservare che nelle circostanze in cui ci si ritrovava, il suo accasamento con me gli poteva essere pernicioso; vedendolo il Duca legarsi ad una persona che non gli portava né beni, né aderenze considerabili, poteva raffreddarsi ancor d'avvantaggio, divenirgli contrario, traversare i suoi progetti; e la dama che volea maritarlo in Iscozia, poteva chiamarsi offesa, e divenirgli nemica. Quai rimproveri non avrei a farmi, se lo vedessi inquieto, senza poter dissimulare di esserne io il motivo principale? Lo pregai a risparmiarmi dei dispiaceri, di prender tempo per consigliarsi sopra un passo sì importante, e di aspettare almeno di occupare il posto ch'egli desiderava.
Sir James si mostrò penetrato da questa prova della mia amicizia; essa gli fece un'impressione sensibile: lasciò cader qualche lacrima, mi ringraziò teneramente, tacque esitando per qualche tempo, poi rompendo il silenzio dissemi con una spezie di timidezza che gli era facile di conciliare i suoi interessi e la sua soddisfazione, se io acconsentiva di evitare la pubblicità della cerimonia usitata, ed a vivere due o tre mesi privatamente. Abituata a fuggire il gran mondo, vedeva che la pompa di una cerimonia nuziale non conveniva alla mia posizione. Lidy non disapprovando le precauzioni di sir James, anzi unendosi a lui per accelerare le mie risoluzioni, io cedei alle loro istanze, e fissai il giorno sì ardentemente desiderato.
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