Non ho trascurato cosa alcuna per abbellire la vostra dimora; ardisco sperare che voi sarete di me contenta. Mi resta ancora qualche circostanza a concludere colla proprietaria del nostro alloggiamento. Deggio domani portarmi a Londra per trovarmi alla levata del re in corte; passerò per la terra d'Issington, ch'è il villaggio in cui dovremo abitare, e vi condurrò al mio ritorno ad impossessarvi del luogo che ho destinato per la nostra dimora, e che saremo costretti di abitare per qualche tempo.
Questo discorso mi tranquillizzò. Presi del tè; indi passai con James sotto un pergolato ombroso, che confinava con un terrazzino per cui si entrava nell'abitazione medesima da dove eravamo sortiti. Entrammo in un sala da quattro gabinetti laterali attorniata; ci sedemmo colà piacevolmente per qualche tempo. Alle ore tre dopo il mezzogiorno, ci avvertì il campanello che il pranzo era preparato; passammo entrambi in un'altra sala dove eravamo attesi. La giardiniera e Lidy preparato ci avevano un desinar delicato coll'aiuto del cameriere, ch'era colà arrivato pochi momenti dopo di noi.
La gioia la più viva compariva sul volto del Baronet; la sua aria di contentezza, la tenerezza de' suoi sguardi, de' suoi discorsi, l'estrema passione sparsa in tutte le sue azioni non calmavano l'agitazione del mio cuore. Confusa, abbattuta, insensibile alle di lui carezze, ai di lui trasporti, la soddisfazione della di lui anima non si poteva comunicare alla mia.
Finito il pranzo noi ritornammo nell'altra sala; Lidy ebbe ordine di rivenirvi a sette ore; non mancò all'ora appuntata; sir James la fece sedere, sedé egli stesso fra lei e me, prese una delle mie mani, la baciò più volte; indi volgendosi a Lidy:
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