Passai sei anni lungi dalla mia patria; quando vi ritornai, non ricevetti da mia madre quell'accoglienza e quelle carezze che il mio rispetto, la mia sommissione e la mia buona condotta durante i miei viaggi mi davano il diritto di attendere. Mia sorella, debole per natura, e quasi sempre ammalata, si avvicinava agli ultimi suoi momenti; morì poco tempo dopo il mio ritorno; il dolore di mia madre fu estremo; in luogo di diminuirlo, la mia presenza non faceva che accrescerlo. Miledy Rutland era allora in Irlanda. La Scozia mi divenne insopportabile, e risolsi di abbandonarla.
Avea formato un piano per il mio avanzamento; voleva avvicinarmi al Principe, servirlo, meritare la sua protezione, sforzarmi di rendere alla mia famiglia i suoi titoli ed il suo antico splendore. Pregai il conte di Blair, mio amico, di comunicare a mia madre i miei disegni. Contraria com'ella era alla casa regnante, ella non doveva aggradire questo progetto; ma il poco piacere che aveva a vedermi la determinò a lasciarmelo effettuare, mi addirizzò al duca d'Argyle, rimettendo alla di lui scelta il partito che mi converrebbe abbracciare, pregandolo di procurarmi un impiego onorevole nelle truppe, o di attaccarmi alla persona del re. Ella mi accordò una pensione considerabile, ricevé i miei ringraziamenti e mi vide partire senza dimostrare il minimo contrassegno di tenerezza ad un figlio rispettoso, che non poté lasciarla con la medesima indifferenza.
Quando arrivai a Londra, il duca d'Argyle era a Bath; non ho osato farmi presentare alla corte da un altro; attendendo il ritorno del Duca, mi abbandonai ai vari divertimenti della città, e rinnovai conoscenza con delle persone distinte che aveva incontrate in paesi stranieri.
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