Milord Clare fu di quel numero. Il profondo dolore da cui lo vidi oppresso mi afflisse, andava a ritrovarlo sovente nella sua solitudine. Io era ben lontano d'immaginarmi che il mio cuore avrebbe così ritrovato l'oggetto di una passione viva e costante quanto la sua, ma destinata ad essere più felice. Dimenticai vicino di voi la sollecitudine ch'io doveva agli affari miei occupato unicamente dal desio di piacervi malgrado la vostra freddezza mi abbandonai alla dolce speranza di rendervi un giorno sensibile.
Miledy Rutland, ritornata a Edimbourg, mi scriveva sovente, ella stupiva che non avessi fatto per anco alcun passo per il mio stabilimento. Il duca d'Argyle era a Londra: la vostra dimora era a Oxford, ed io non poteva da voi distaccarmi; ma una notzia sopravenutami mi sforzò mio malgrado a partire. Il conte di Blair mi scrisse che il cavaliere di Thanet, giovane gentiluomo senza beni di fortuna, ma di un merito distinto, avea fatto dei progressi sì rapidi sul cuor di mia madre e le ispirava una passione sì viva, ch'ella non poteva nascondere la tenerezza che avea per lui concepita, mi sollecitava l'amico di trasportarmi colà, per ricordarle con la mia presenza ch'ella aveva un figlio, al quale dar doveva nel di lei cuore la preferenza. Trasportata dalla sua passione, potrebbe ella, aggiungeva il Conte, scordarsi ch'ella era madre di un uomo che dipendeva intieramente dalle di lei disposizioni. Questo avviso mi sorprese, tanto più che la duchessa di Rutland non me ne aveva parlato; la conosceva perfettamente, e non poteva sospettare ch'ella volesse contribuire alla mia rovina.
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