Ah quanto un cenno addirizzatomi da una mano sì cara sarebbe stato utile e necessario alla comune nostra felicità!
Tosto che potei sostenere lo scuotimento di una carrozza, accompagnai miledy Rutland a Duglas. Il conte di Blair venne a vedermi: alcuno non mi parlava di mia madre, cercavano di evitare o d'interrompere le mie questioni, non mi rispondevano a proposito; ciò non ostante giunsi a penetrare ch'ella era maritata. Debole ancora, rianimato soltanto dal furore, dal desiderio di vendicarmi del cavaliere di Thanet, risolto aveva di lasciar Miledy, di andare a Edimbourg, di cercar quest'uomo, di privarlo della vita, o di terminar per le di lui mani la mia.
Preveduti i miei disegni dalla duchessa di Rutland, non fu che per impedirne l'esecuzione ch'ella mi aveva condotto a Duglas, ella cercava di prender tempo, ella voleva calmarmi, e non dubitava del potere che il mio rispetto ed il mio attaccamento le accordavano sopra il mio spirito.
Giammai donna non fu più amabile, né più generalmente stimata quanto miledy Rutland nata a Londra, possedendo dal lato materno de' beni considerabili in Iscozia, maritata a un cavaliere attaccato alla Corte, e stimato da tutto il regno; all'età di diciannove anni rimase vedova e padrona di quindici mila ghinee di rendita; la sua condotta fissò sopra di lei l'ammirazione del pubblico; ella è forse la sola donna che sa unire all'esatta decenza una maniera di vivere esente dalla soggezione e dai pregiudizi. Senza sortir dalla Gran Bretagna, ella ha sempre viaggiato, e continua ancora a scorrere i tre regni, arrestandosi ov'ella trova qualche oggetto di compiacenza, lasciando da per tutto dei contrassegni della bontà del suo cuore.
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