La musica, la lettura ed il disegno mi bastavano per divertirmi in casa, ma sir James non pareva contento; egli mi rimproverava una certa freddezza, che aveva contratta per abitudine. La mia docilità, le mie compiacenze, un'attenzione estrema e continua di provargli la mia stima e la mia riconoscenza non soddisfacevano il di lui cuore appassionato; egli avrebbe voluto scorgere nelle mie azioni, nelle mie compiacenze, quell'interesse, quella sollecitudine che non può essere ispirata che dal più tenero affetto.
Troppo gli doveva per non desiderare di vederlo contento, ma io lo desiderava con una tiepidezza che non mi era possibile di sormontare. L'uguaglianza del mio umore e del mio contegno verso di lui gli dispiaceva; si faceva render conto dalle mie donne della mia condotta, delle mie occupazioni nella sua assenza, e pareva mal contento ch'io profittassi, quando era sola, di quei piaceri ch'io sovente evitava quando egli era al mio fianco. L'eccessiva sua tenerezza mi riusciva più incomoda che piacevole, e mi faceva soffrir con pena il capriccio de' suoi desideri e de' suoi lamenti.
Passato era il primo mese, ed una parte del secondo, senza che sir James si disponesse ad allontanarsi da me, né parlasse del tempo in cui destinava di trasportarsi presso miledy Rutland; ciò non ostante cessava egli insensibilmente di essere circospetto, e di prendersi soggezione de' miei servitori. Io non ardiva lagnarmi di una condotta che le circostanze in cui eravamo mi facevano riguardare pericolosa.
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James James Rutland
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