esclamò la Duchessa "ella parla di James? ella accusa milord Danby? sarebbe possibile!..." e volgendosi a me vivamente: "Voi," mi disse "voi maritata? Come? quando? in che luogo? quali prove?..."
Io non ne ho alcuna;
risposi "una tetra oscurità si sparge sopra tutto quello che mi riguarda."
Allora, sforzandomi di parlare, frammeschiando alle mie parole dei pianti, dei gemiti, le feci un racconto succinto e veridico della mia nascita, della mia educazione della mia rovina, arrivai infiammandomi sempre più a quell'avvenimento fatale che ne fu la ragione, dipinsi agli occhi della Duchessa l'arte con cui all'impostore riuscì di tradirmi, ed impegnarmi ad osservare il secreto. Affine di convincere Miledy che alcuna debolezza non era entrata nella mia credulità, le feci vedere le due lettere, che ricevute aveva da sir James; ci si lagnava in queste della poca mia tenerezza, e mi rimproverava d'accordar molto al dovere e niente all'amore.
La Duchessa mi ascoltò con una estrema attenzione, lesse le lettere, alzò gli occhi al cielo, e sospirando esclamò:
In quali disordini le impetuose passioni possono precipitarci! Ah Dio, quante persone di carattere onesto, di cuor puro, di costumi illibati hanno rinunziato all'onore, all'umanità, per soddisfare un folle ardore, procurarsi un momentaneo piacere, piacer vivo, può essere, ma che il rimorso interno dee meschiar d'amarezza?
Rileggendo le lettere, ne replicò l'espressioni le più tenere, ripetendo: "Oh quanto gli uomini sono qualche volta fallaci!
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