Noi eravamo alloggiate nella casa medesima di quell'impostore di cui milord Danby si era servito quando finse sposarmi. Chiamavasi costui Palmer: dopo aver egli consunto un ricco patrimonio, divenuto vile mezzano de' suoi compagni, vivea delle ricompense profuse a' suoi bassi servigi. Sollecitato da un amico, milord Danby accordò sua protezione a quest'uomo indegno, ed ei pervenne in breve tempo ad acquistare la confidenza del nuovo suo protettore. Milord l'istruì della passione ch'aveva per me concepita; gli confidò che sei mesi prima mi avrebbe sposata, ma che in questo frattempo si era con un altro matrimonio legato, e che combattevano in lui un amor violento ed una disperazione mortale. Palmer, lusingando e fomentando i desideri di Milord, l'incoraggiò con degli esempi a sormontare i suoi scrupoli; si esibì egli stesso di addossarsi un abito di ministro ecclesiastico, di farne le funzioni, e di gettarmi nelle braccia del suo protettore.
Questo ribaldo avea per moglie una giovine semplice, onesta, prudente, dotata di mille amabili qualità. Palmer, accostumato a vivere con delle donne di un carattere differente, non lasciava di ammirare l'onestà della sua; egli rispettava la di lei saviezza, temeva di perder la sua stima, e le nascondeva attentamente la sorgente della sua fortuna. Ella passava i due terzi dell'anno alla campagna, e durante il di lei soggiornò in città, Palmer l'allontanava scaltramente quando la di lui casa doveva servir di teatro a delle scene scandalose.
Mistriss Palmer, assente nel tempo in cui milord Danby mi costrinse a dargli la mano, ignorava la mia triste avventura.
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