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      Giusto cielo!
      esclamai piangendo "quanto l'indigenza ci abbassa nelle idee di un'anima vile! Quest'uomo mi crede capace di perdonargli?"
      Quanto più rifletteva sopra le di lui offerte, meno era disposta ad accettarle. Io abitare una terra ch'egli mi avrebbe donata? Vivere delle sue beneficenze? Darei motivo di credere al tristo mondo di aver venduta la mia innocenza, ed accordato a milord Danby il potere di risarcirmi. Il mio cuore sdegnava i suoi soccorsi, la miseria medesima non mi sgomentava in confronto al disonore di dover a lui la mia sussistenza.
      Lidy pensava nella stessa maniera, le pareva scorgere una nuova insidia nascosta sotto le apparenze di una sommissione sì straordinaria. Sin dai principii della mia malattia Francis, il cameriere, confidente e complice di Milord, le aveva detto che il suo padrone era destinato all'ambasciata di Vienna, ed era ben probabile che milord Danby volesse farsi merito presso di me di un'assenza forzata, mentre la sua ambasciata era decisa da lungo tempo; ma che Milord dimorasse in Inghilterra, o si rendesse in Allemagna, era determinata a non dovergli mai cosa alcuna. Senza ascoltare le sue preghiere, e senza curarmi di quella spezie di minaccia con cui terminava la lettera, voleva sortire immediatamente dalla casa di Palmer, ma Lidy mi avvertì che ciò mi sarebbe impedito, poiché le genti di quella casa vegliavano per questo effetto alla porta del mio appartamento. Questa notizia mi fece provare un dolore estremo eguale alla mia sorpresa.


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Istoria di Miss Jenny
di Marie Jeanne Riccoboni
pagine 285

   





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