Non restava che la vigilanza di Francis che ci imbarazzava, ma si trovò un mezzo che poteva renderla inutile.
Mistriss Palmer si sovvenne di una porta del mio gabinetto che, per cagione del freddo, era stata chiusa ermeticamente e convertita in una piccola biblioteca; questa porta, che dava sopra un terrazzino, comunicava coll'appartamento di mistriss Palmer, di maniera che, levati i libri ed i scaffali, si poteva passare dalla mia stanza alla sua, e trasportarvi tutto quello che mi apparteneva senza temere di essere veduti.
La sera del giovedì feci chiudere la mia porta al di dentro come all'ordinario. Attendeva l'ora convenuta con impazienza; suonò finalmente, sortii con Lidy dal gabinetto, traversammo il terrazzino. Mistriss Palmer mi attendeva senza lume alla porta del suo appartamento, e m'introdusse nella di lei camera. Io tremava, Lidy si sosteneva a stento, e la mia conduttrice inquieta si fermava ad ogni passo; quando ella fu certa che i suoi domestici erano per cenare uniti, e non potevano vederci, ella ci fece discendere, senza far rumore; aprì piano la porta che serviva di uscita, e mi consegnò ad un uomo attempato, fratello di mistriss Tomkins, in casa della quale alloggiare doveva. Era un'ora ch'essa mi attendeva con una vettura dieci passi lontana. Abbracciai mistriss Palmer senza poter esprimerle la mia riconoscenza che col mezzo delle mie lacrime. Mi affrettai di arrivare alla carrozza. Il buon vecchio mi aiutò a salirvi, rese lo stesso servigio a Lidy, si pose a lei vicino, diede l'indirizzo al cocchiere, ed arrivammo alla mia novella dimora.
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Francis Palmer Palmer Lidy Palmer Lidy Tomkins Palmer Lidy
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