Ah! madama, perché l'Essere supremo non mi chiamò egli in quel punto? Quale perdita! Quanto l'ho io amaramente sentita!
Quando rivenni in me stessa, mi vidi nella mia stanza. Mistriss Tomkins e sua nipote mi vi avevan portata. Le prime parole ch'io pronunziai, furono la domanda inconsiderata dello stato di Lidy. Nessun rispose alla mia ricerca, la replicai più volte: mistriss Tomkins mi disse al fine che una carrozza di miledy d'Anglesey era alla porta, e che dai servi che l'accompagnavano si attendevano i miei ordini.
Oh Dio!
esclamai "Lidy, la mia cara Lidy, è morta!" Corsi, volai piuttosto nella sua camera; mi precipitai sopra gli avanzi inanimati, ma cari ancora... Ma troppo abuso forse, madama, della vostra compiacenza non trattenendovi che di oggetti tristi e lugubri.
Mister Peters s'incaricò di adempire gli uffizi della pietà e dell'amicizia, rendendo gli ultimi doveri ad una giovine di cui egli non metteva in dubbio l'eterna felicità. Gli lasciai venti ghinee per questo uso, ne diedi dieci a mistriss Tomkins, come una debole ricompensa del suo attaccamento a' miei interessi; abbracciai più volte il buono, l'onesto mister Peters; ricevei rispettosamente le tenere benedizioni che pronunciò sopra di me, gli promisi di scrivergli, non poteva lasciarlo; fui forzata staccarmi da quella casa; alla fine, sostenuta da Bella, mister Jennisson mi condusse alla vettura e mi aiutò ad entrarvi. Credeva ch'egli stesso venisse meco per presentarmi a Miledy, ma quando fui entrata nella vettura con Bella "Addio, Miss," mi diss'egli "un dovere per me indispensabile mi allontanerà per qualche tempo da voi: non posso dirvi il giorno preciso in cui avrò il piacere di rivedervi; mi resta la speranza aggradevole di ritrovarvi in una situazione felice.
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