Il conte d'Anglesey aveva un fratello che disprezzava, e quasi odiava lady Sofia ancor più di noi; questo giovine gentiluomo chiamato sir Charles Arundel, allevato col principe di Galles e attento a far la sua corte a quell'erede del regno britannico, non occupavasi che del suo servizio e dei seriosi studi competenti al suo grado; veniva egli qualche volta a vederci, e mostrava per me molta stima e molta amicizia; ma il carattere di lady Sofia gli dispiaceva, e i di lei capricci gli facevano diminuire il corso delle sue visite.
Ella compiva quindici anni, io ne aveva tredici, e il conte d'Anglesey diecisette; quando questi due fratelli dovettero partire per visitare le differenti corti di Europa, il Conte pianse nel congedarsi da noi; le mie lacrime accompagnavano le sue. La sua assenza mi cagionò una tristezza estrema; due mesi dopo la sua partenza milord Arundel, padre dei due fratelli assenti, impegnò lady Lattimer a passare una stagione nella contea di Oxford, ov'egli aveva una terra: ella accettò l'invito, e mi condusse seco unitamente a sua figlia. Il luogo dove fummo trasportate non poteva essere più magnifico, né più delizioso. La compagnia, le feste, i giochi, i divertimenti si succedevano rapidamente, ma niente poteva consolarmi dell'amarezza interna che mi seguiva da per tutto; piangeva secretamente la lontananza del Conte; sempre occupata di lui, e chiamando sempre alla mia memoria il suo volto, le sue azioni ed i suoi discorsi i più indifferenti, mi compiaceva sentire a pronunziare il suo nome; quando milord Arundel riceveva delle lettere de' suoi figliuoli, sentiva palpitarmi il cuore, i miei occhi si fissavano sopra di esse, la loro vista mi causava una viva emozione; se egli ne leggeva qualche periodo a lady Lattimer o a sua figlia, ascoltava attentamente; temeva e desiderava di trovarmi nominata in quella del Conte, e tutte le volte che vi si trovava qualche onesto complimento per me, la sorpresa quantunque piacevole eccitava il mio rossore ed il mio turbamento; il cuore mi suggeriva ch'io aveva un secreto a nascondere, e la minima espressione mi pareva atta ad iscoprirlo.
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