Tutto quello che aveva rapporto al conte d'Anglesey, cominciava ad essermi caro. Milord suo padre divenne perciò l'oggetto delle mie attenzioni e della mia compiacenza; io lo distingueva con dei riguardi rispettosi, e preferiva la di lui conversazione a tutti i piaceri la cui scelta dipendeva dalla mia volontà. La situazione del mio cuore mi rendeva seria e pensosa; pareva ch'egli si compiacesse del mio carattere. I miei talenti in seguito lo divertirono, trovò nel mio spirito qualche pascolo per il suo; i miei sentimenti semplici e naturali gl'ispiravano della stima e dell'amicizia per me; a poco a poco le mie fattezze fecero una forte impressione sui di lui sensi, di maniera che non credendo egli doversi mettere in guardia contro una fanciulla in età assai tenera, si trovò di me acceso senza avvedersene.
Milord Arundel entrava allora nel suo quarantesimo anno; egli era ben fatto, e poteva ancora aspirare a piacere, la sua estrema tenerezza per sir Charles allontanava del tutto da lui l'idea di un secondo matrimonio; egli non voleva diminuire lo stato di un suo figliuolo che amava teneramente; egli combatté la sua inclinazione per me, la nascose gelosamente senza privarsi del piacer di vedermi.
Dopo due anni di assenza i due fratelli ritornarono a Londra; una eguale sorpresa ci colpì: il Conte ed io rivedendoci reciprocamente, noi ammirammo il favorevole cambiamento che il tempo fatto aveva sopra di noi. La statura del Conte mi parve arrivata alla sua perfezione; le sue fattezze acquistato avendo una nobile virilità, lo rendevano più amabile e più rispettabile.
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