Debole, languente, una febbre lenta mi oppresse, vidi non lontano il fine del viver mio; non mi lagnava, non mi procurva soccorsi: il momento fatale non mi cagionava terrore alcuno. Sommersa nelle più oscure idee, trovava della dolcezza nel pensare che milord d'Anglesey, scosso dal funesto spettacolo della mia morte, accorderebbe forse delle lacrime al mio destino.
Mentre io mi occupava di un tempo in cui non doveva più esistere, il conte d'Anglesey oppresso era dal canto suo da que' mali, che seguon necessariamente il disordine della condotta e lo sregolamento de' costumi. La maggior parte de' fondi suoi dissipati, la sua salute distrutta, i suoi desideri indeboliti o spenti, gl'impegni contratti, l'imbarazzo del presente e la perspettiva dell'avvenire turbavano il di lui spirito, e affliggevano il di lui cuore. In questa posizione la trista desolata sua sposa si presentò al di lui spirito, arrossì di aver potuto negligerla sì lungo tempo, comprese tardi, è vero, ma pieno d'afflizione e rimorsi, ch'ella doveva essere a parte dei disordini e dell'indigenze prodotte dalla di lui condotta. La sfortuna conduce sovente gli uomini alla ragione. Abbandonandosi alle sue riflessioni, Milord sentì rinascere il di lui amore per me, ma invece di avvicinarsi ad una moglie sensibile e indulgente, che desiderava sì ardentemente di rivederlo, confuso dalle di lui irregolarità continuò ad evitarmi; fece diversi viaggi alla campagna, rinunziò a tutte le di lui società, si chiuse per un mese in circa ad Athys, e ritornando a Parigi istrutto dello stato deplorabile di salute in cui mi trovava, bilanciò ancora, e non ardiva di presentarsi a' miei occhi.
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