Le tenere sue espressioni, le sue carezze mi allettavano, e qualche volta mi seducevano; ma qualche lagrima, qualche sospiro mi scappavano senz'avvedermene in que' momenti in cui l'amor mio e la mia riconoscenza avrebbero dovuto animarmi.
Se ne accorse il Conte: riacceso il primo foco nel di lui seno, esaminava attentamente tutti gli accenti miei, tutti i miei movimenti. L'estrema tristezza di cui non poteva disfarmi lo gettò in una apprensione dolorosa e tenace, temeva che io più non lo amassi, non si lagnava, ma si affliggeva; indebolito com'era dalle vigilie e dagli eccessi di ogni natura, si lasciò abbattere intieramente da questa nuova afflizione; cadeva a poco a poco in una nera tristezza, niente poteva distrarlo; il di lui stato mi fe' tremare, e l'amore unendosi in me alla compassione, ricominciai sinceramente ad amarlo. Le mie cure, le mie attenzioni avrebbero dovuto provargli quanto ei mi era caro, ma la sua fatale prevenzione gli faceva attribuire al dovere e alla convenienza le sicurezze ch'io gli dava della mia tenerezza.
Veggendolo ostinato a nascondermi la cagione della sua tristezza, mi abbandonai a mille inquietudini. Pensai che la diminuzione del suo patrimonio, l'ambizion naturale di un uomo, come lui, in un rango considerabile poteva eccitare le sue afflizioni; mi venne in mente ch'ei potesse essere pentito della sua rassegnazione alle convenienze ed ai desideri dell'amor mio. Con questa immagine mal fondata accusava me stessa delle pene di cui lo vedeva caricato.
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Conte
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