Restai tre mesi incapace di consolazione; finalmente gli riuscì di farmi abbandonare un luogo ove si nutriva la mia amarezza, e dove mille oggetti di tristezza si presentavano agli occhi miei. Noi ritornammo a Londra, ma non potendo determinarmi a comparire in pubblico, desiderando evitare di vedere e di esser veduta, sir Charles qua mi condusse, ove ho ritrovato quella tranquillità di cui aveva bisogno. Passai l'anno del mio lutto in questa amena solitudine. Il tempo non diminuì la mia tristezza, giacché destinata era a vivere sempre, e a non occuparmi che delle tristi memorie de' miei sofferti disastri. Milord Arundel, promesso avendo al fratello di non abbandonarmi in preda alle nere immagini del mio dolore, veniva sovente a vedermi, e cercava tutti i modi di consolarmi.
Veggendomi un giorno meno ottusa che all'ordinario, sperando che fosse rasserenato il mio spirito, come gli pareva il mio volto:
Cognata mia,
mi disse "attendo uno sforzo dalla vostra compiacenza; la mia tenera amicizia merita d'ottenerlo. La moglie, che fatalmente il cielo mi ha destinata, non è suscettibile né di onori né di fortune; ho perduto un fratello ch'era l'unico oggetto dell'amor mio. Solo, isolato, senza congiunti prossimi, con pochi amici, o posso dire senza un amico di cuore, non mi vedo circondato che da gente straniera. Voi che dovevate occupare il primo posto nella mia casa, rifiutereste voi d'abitarla, di dirigerla, di farne gli onori, di renderla amabile per me, ed attraente per gli altri?
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Londra Charles Arundel
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