Perdonate, Milord, perdonate un accoglimento sì strano; sovvenitevi che mi serviste di padre per darmi in potere a sir James; veggendovi, riconoscendovi, parvemi nel primo istante che voi voleste rendermi a lui."
Deponete, Miss, intieramente una tal prevenzione;
mi disse il Conte "le vostre inquietudini mi hanno penetrato, ma non ne sono offeso; con ragione voi mi avete creduto sino ad ora colpevole; degnatevi di ascoltarmi e di giudicarmi. Sì, è vero, il caso, la buona fede, e qualche imprudenza, può essere, mi resero testimonio del vostro matrimonio con sir James; partecipai senza saperlo della vile superchieria di un uomo, di cui credeva il cuor nobile e i sentimenti onorati. Ecco come indotto fui ad arrogarmi il titolo di vostro padre..." Milord era per continuare, ma la Contessa, volendomi lasciar il tempo di calmare i miei sensi, domandò del tè, le donne lo portarono. La dolcezza e l'amenità di milord Arundel, i suoi discorsi obbliganti fecero durante questo breve intervallo l'effetto che miledy d'Anglesey desiderava e prevedeva. Mi sovvenne tutto ciò ch'ella mi aveva detto di questo cavaliere saggio ed amabile, condannai i miei timori, i miei sospetti, e mi disposi ad udirlo con tutta quella fiducia ch'egli meritava inspirarmi.
Quando le donne di Miledy sortirono, Milord parlò, e dirigendosi a me:
Durante il corso de' miei primi viaggi,
diss'egli "conobbi sir James Huntley; noi ci siam rincontrati in Francia, e abbiam trascorso l'Allemagna insieme, ed una parte d'Italia. Le sue qualità personali, il suo spirito, la sua condotta, i buoni principii del modo suo di pensare mi attaccarono a lui di maniera che, dovendomi da lui separarare e lasciarlo a Roma, soffersi moltissimo, e mi costò qualche lagrima.
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