Giunto alla casa di quest'uomo, mi fecero salire per una scala tortuosa e oscura; una voce che scendeva dall'alto mi sollecitava a montare, come se io fossi stato colà invitato ed atteso. Qual sorpresa fu la mia quando, terminato avendo di salire, mi vidi in faccia sir James, e quale è stata la sorpresa di lui medesimo veggendo in me non la persona ch'egli aspettava, ma un amico suo ch'ei credeva ancora lontano. La gioia vicendevole succedette alle maraviglie; mi conduss'egli in un gabinetto. Varie questioni si promossero da noi reciprocamente, io m'arrestai con insistenza a quella che riguardava la muta di cavalli che m'interessava. Informato sir James di questo affare de' cavalli, mi assicurò ch'eran rivenduti, e mostrandomi desideroso di parlar con quest'uomo, dissemi, con un'aria imbarazzata e confusa, ch'egli non era in Londra, e non vi ritornerebbe sì presto. Volendo io spiegarmi su la ragione del mio dispiacere, m'interruppe sir James mostrandosi interessato e pressato per un affare della più grande importanza; soggiunse che attendeva per ultimarlo il conte d'Overbury amico suo affidato, ma che ricevuto aveva poc'anzi un di lui biglietto, con cui si scusava se non poteva mantenergli la sua parola.
'Se un uomo che non ha che due ore di tempo per restare a Londra può giovarvi, mio caro James,' gli dissi 'disponete di me. Sarò contento se avrò il piacere di servirvi.' L'amico parve dubbioso, incerto, agitato, e finalmente risposemi balbutando che non impiegava indifferentemente tutti gli amici suoi nei medesimi usi.
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