Non sapendo egli in quale asilo foste andata a nascondervi, si rimproverava amaramente di non avere ceduto alle istanze della duchessa di Rutland. Quella dama esigeva assolutamente ch'egli vi rimettesse nelle di lei mani, e ch'ei partisse tosto per Vienna. Offesa vivamente della di lui condotta e de' di lui rifiuti, la duchessa di Rutland lasciò Londra senza vederlo, e gli ordinò di non più presentarsi innanzi di lei. Milord Danby terminò questo lungo racconto, domandandomi nuovamente perdono dell'indecente sua condotta verso di me, supplicandomi innoltre di non rifiutargli la grazia ch'egli era per chiedermi.
Ascoltandolo tratteneva a stento i movimenti d'indignazione che sentivami destar nel seno. Offeso del personaggio ch'egli aveva ardito di farmi fare, confuso temendo di essere da voi considerato complice dell'impostura, esitai se io doveva arrischiare di nuovamente ascoltarlo; ma curioso di assicurarmi se persisteva nel suo mal onesto procedere, o se cambiato aveva sistema, dissimulai il mio sdegno, e lo pregai spiegarsi sopra il servigio ch'egli esigeva da me. Contento egli della mia buona disposizione, fece portare una piccola cassetta che conteneva le vostre gioie, e una somma considerabile di biglietti di banco, e il contratto di acquisizione di un feudo in cui desiderava vedervi abitare. Mi scongiurò di cercarvi, d'impiegare tutte le mie attenzioni per ritrovarvi, e di far passare nelle vostre mani la scarsa offerta, diceva egli, ch'ei poteva farvi in compensazione degl'infiniti danni che vi aveva recati.
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