Le braccia vogliono essere ignude ancor'esse d'incarnagione pur' di rose. Ne gli homeri gli si facciano l'ali di varij colori, in testa una corona di rose, nelle mani gli si ponga una lampada, ò una facella accesa, overo gli si mandi avanti un Amore, che porti una face, & un altro dopo, che con un'altra svegli Titone. Sia posta à sedere in una sedia indorata, sopra un carro simile, tirato, ò da un Pegaso alato, ò da dua cavalli, che nell'un modo, & nell'altro si dipinge. I colori de' cavalli siano dell'uno splendente in bianco, dell'altro splendente in rosso, per denotargli secondo i nomi, che Homero dà loro di lampo, e di Fetonte, facciasi sorgere da una marina tranquilla, che mostri di esser crespa, luminosa e brillante.
AVRORA.
GIOVANETTA alata, per la velocità del suo moto, che tosto sparisce, havrà le mani piene di fiori; perche al suo apparire s'aprono i fiori, che per la notte s'erano serrati.
AVRORA.
VNA fanciulla di color incarnato con un manto giallo in dosso, haverà in mano una Lucerna fatta all'antica accesa, starà à sedere sopra il Pegaso Cavallo alato, perche da Homero in più luoghi ella è chiamata krokopeplos, che vuol dire velata di giallo, sì come nota Eustathio Commentatore d'Homero nel 2. lib. dell'Odissea, & Virgilio ne i suoi Epigrammi dice:
Aurora Oceanum croceo velamine fulgens Liquit.
Et Ovidio nel 3. lib. dell'Arte di Amare, nota il colore incarnato, dicendo:
Nec Cephalus roseae praeda pudenda deae.
Il medesimo Eustathio nel luogo sopradetto dice, che ella va in sul cavallo Pegaseo per la velocità, & perche l'Aurora è molto amica de' poeti, & desta gli spiriti à capricij ingegnosi, & piacevoli.
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