A veder l'altrui ben con occhio torto;
Però dentro si fà ghiaccio, e furore,
Bagnasi di sudore,
Ch'altrui può far del suo dolor' accorto,
E con la lingua di veleno armataMorde e biasima sempre ciò, che guata.
Un pallido color tinge la faccia,
Qual dà del duol interno certo segno,
Et il misero corpo divien taleChe par, che si ditrugga e si disfaccia;
Ciò, che vede gli porge odio, e disdegno,
Però fugge la luce, e tutto à maleGli torna, & con uguale
Dispiacer schifa il cibo, annoia il bere,
Unqua non dorme, mai non hà riposo,
E sempre il cor gli è rosoDa quella Invidia rabbia, qual havere
Non può mai fine, & al cui grave maleRimedio alcun di medico non vale.
INVIDIA. L'ALCIATO.
DONNA squalida, e brutta,
Che di carne di vipera si pasce,
E mangia il proprio core,
Cui dolgon l'occhi lividi à tutt'hore.
Magra, pallida e asciutta,
E dovunque ella va, presso, ò lontanoPorta dardi spinosi nella mano
Che del suo sangue tinge.
In questo habito stranoE in tal forma l'Invidia si dipinge.
INVOCATIONE.
DONNA, vestita di rosso, in capo hà una fiamma di fuoco, & un'altra simile glie ne esce dalla bocca.
L'Invocatione si fà chiamando, & aspettando con gran desiderio il Divino aiuto, però convenevolmente si dipinge con due fiamme, che gli escono una dalla bocca, & l'altra della cima del capo, che dimostrano la vera, & profittevole invocatione consistere non solo nella voce, ma ancora nella intentione della mente, con che chiedendosi cosa giusta, & ispediente dalla Divina benignità facilmente s'impetra.
IRA.
DONNA, giovane, di carnagione rossa, oscura, & perche appartiene all'habitudine del corpo de gli iracondi, come dice Aristotele al 6. Et 9. cap. della Fisonomia, haver le spalle grandi, la faccia gonfia, gli occhi rossi, la fronte rotonda, il naso acuto, & le narici aperte, si potrà osservare ancor questo, sarà armata, & per cimiero porterà una testa d'Orso, dalla quale n'esca fiamma, & fumo.
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