La Civetta presso a' Greci significava danari, perche per gratificare gli Ateniesi, che per insegna portavano questo animale, quasi tutti i Greci lo stampavano nelle monete loro, come scrive Plutarco nella vita di Lisandro.
Si nota ancora la Pecunia con le Nottole, le quali in Atene si stampavano nelle monete, per una memorabile astutia di un servitore di Gilippo pur in Athene; raccontata dal medesimo Plutarco nell'istesso luogo. Perché havendo carico questo Gilippo di trasportare una gran pecunia in Lacedemonia, buona parte ne occultò sotto le tegole del tetto di casa, il che havendo veduto il detto suo servitore, & essendo Legge presso di loro, che non si dovesse credere al servitore, che testificasse in pregiudicio del proprio padrone, disse solo in giudicio, che sotto le tegole della casa di suo padrone vi era grandissima quantità di nottole, il che essendosi inteso da gli accorti Giudici, reintegrorno la Republica di quel danaro, lodando l'accortezza del servitore, & dimandarono poi in alcune occasioni il danaro co'l nome di Nottole.
PENA.
DONNA, di brutto aspetto, con bocca aperta in atto di gridare, con habito mesto, & melanconico, & in diverse parti stracciato, con una sferza in mano; sarà zoppa da un piè, cioè con una gamba di legno mostri discendere una gran caverna, & si sostenti con fatica sopra le crocciole.
Fra la Penitentia, & la Pena vi è questa differenza particolare, che potendosi esse dir sorelle frà sé, & figliuole ambedue del Peccato, la Penitenza si genera con volontà, & consenso dell'huomo, che già si duole da gli errori commessi; ma la pena è quella, che il giudicio, ò degli huomini, ò di Dio dà a' peccati, senza stimolo di pentimento, ò desiderio di sodisfare con le buone opere.
| |
Civetta Greci Ateniesi Greci Plutarco Lisandro Pecunia Nottole Atene Gilippo Athene Plutarco Gilippo Lacedemonia Legge Giudici Republica Nottole Penitentia Pena Peccato Penitenza Dio
|