Però disse Seneca:
O' Sonno, almo ristoro à le faticheDe' mortali e de l'animo quiete,
E del viver human la miglior parte,
O' de la bella Astrea veloce Figlio,
E de la Morte languido Fratello,
Che insieme mesci il vero e la bugia,
E quel, che dee venir chiaro ci mostriCon certo e spesso (ahimè) con tristo nuncio,
Padre di tutto, porto de la vita,
Riposo della luce e de la notteFido compagno, tu non più riguardi
Al Rè ch'al servo, ma vieni egualmenteA l'uno e à l'altro e ne le stanche membra
Placido entrando la stanchezza scacci;
E à quel, che tanto temono i mortaliCi avvezzi, sì, ch'imparino il morire.
Et queste cose non hanno bisogno di dichiaratione, per esser ampia descrittione Poetica, tirata da gli effetti, che si vedono, & si provano del Sonno.
SONNO.
IL Doni per lo Sonno un huomo, che dorme trà dui Tassi, con alcuni Ghiri appresso, i quali sono animali inclinatissimi à dormire.
SENSO.
GIOVANE, ignudo, & grasso, stando in un Ruscello d'Acqua à mezza gamba, & nelle Rive vi sieno varie Piante, da una delle quali esso con la destra mano colga il frutto, & con la sinistra tenga un Mazzo di Fiori.
Il Senso si dipinge ignudo, perche fà gli huomini andar nudi de' beni dell'anima, & del corpo, mentre stanno intenti al presente piacere, non si provedendo nè si prevedendo per le future calamità.
La Grandezza, è indicio d'anima sensitiva, di pensieri bassi, & di poca speculatione nelle cose difficili, la quale principalmente macera il corpo, & indebolisce le membra, come confermano i Fisiognomici.
Sta co' piedi nell'acqua corrente, per dimostrare, che i piaceri del senso sono in continuo moto, & corrono, & menano via l'età senza profitto, & senza merito.
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