Pausania finge, che Marte per commissione di Giove vada à suscitar guerra frà gli Argivi, & i Thebani, & dice, che pigliò lo Spavento, & il Terrore, & li fece andare avanti, & lo disegna in parte, & in parte descrive gli effetti, che da lui vengono, & si è voltato in lingua nostra così:
Della plebe crudel c'hà intorno eleggeIl Terror e à i destrier lo manda innanzi,
Al cui poter non è, che il suo pareggeIn far temer altrui, non, che l'avanzi.
Per costui perche l'huom il ver dispregge,
Se nel timido petto avien, che stanziIl mostro horrendo c'hà voci infinite
E mani sempre al mal preste, & ardite.
Una sola non è sempre la faccia,
Ma molte e tutte in variati aspettiChe si cangiano ogn'hor, pur ch'a lui piaccia
D'accordar quei co' paventosi detti,
Quali ne' cori human sì forte caccia,
Ch'a dar lor ogni fede sono astretti,
E con tanto spavento spesso assaleLe Città, che poi credono ogni male.
Crederanno, che più non sia un Sole
E parrà lor quel, che non è vedere,
Se i miseri mortali à le paroleDel tremendo Terror, di rado vere,
Porgon l'orecchie e, che le Stelle involeUn nembo, ond'habbian poi tutte à cadere,
Che la terra paventi, & tutta triemeE si scuotan con lei le selve insieme.
Il Terrore dipinto con la faccia di Leone racconta Pausania, che si vedeva scolpito presso à gli Elei nello Scudo d'Agamennone, ma, che in molte altre occasioni si dipingeva donna infuriata, & terribile, forse per memoria di Medusa, la testa della quale era da Domitiano portata innanzi al petto nell'armatura, per dar terrore, & spavento à chi lo mirava.
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