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      Io per tanto, inutile & umilissimo suo servo (nel cui petto con caratteri più indelebili dell'anima è radicato affetto purissimo di vera Religione, & insieme d'incontaminata fede verso l'immaculata Sede Apostolica), dovendo per debiti grandi, infiniti, offerir queste mie povere fatiche, vestite di armi Filosofiche, et pietose alla Maestà sua Divina, anco alla Santità vostra (dalla inefabil sua Sapienza, non senza provisione di altissimi meriti, à beneficio universale del Mondo esaltata al suo eccelso Trono) con atto indistinto di riverentissima divotione in Voto le presento, & consacro. Degnisi à sua imitatione gradir benignamente, non la vil conditione dell'oblatione, ma la sincerità del mio cuore con l'estremo delle mie forze.
     
      Di Venetia, li 7 Decembre 1633.
     
      Della Santità Vostra
     
      Fideliss. & e divotiss. Servo
     
      D. Antonio Rocco.
     
      A I LETTORI.
     
     
      Deve operar ciascuno, secondo il suo potere, entro i termini della sua professione. Chi vilmente torpisce nell'ozio, fatto per ciò ribelle della Natura, merita esser disnaturato. Non è cagion legitima, ne forse tanpoco apparente, per desister dall'opre, il non poter ridurle all'assoluta perfettione, ò l'essere nel medesimo genere inferiore à gli altri; che se ciò fusse vero, in qualsivoglia sorte di attione un solo saria l'agente, ò tutti sarebbono eguali, consequenza per ambe le parti non men falsa che erronea. Il prospetto del manchevole, paragonato all'intiero, lo fà comparir più vago; tal è il deforme al bello, all'armonia le pause, le tenebre alla luce.


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Esercitazioni filosofiche
di Antonio Rocco
Appresso Francesco Baba Venezia
1633 pagine 230

   





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