Or, mentre Aristotile in questo capo precitato vuol provar la perfettione dell'Universo, intende parlare solamente della sua integrità, ò mole, cioè che non sia parte, ne che gli manchi parte alcuna, ma sia tutto pienamente. Dell'altra perfettione tratterà in tutti quattro i libri del Cielo; ne hà trattato nell'Ottavo della sua Fisica, ne i libri delle Meteore, della Generatione, e della Metafisica ancora, già che quanto in questi si tratta e quanto del Cielo si discorre, ò gli si attribuisce, tutto appartiene à conoscer la perfettione della sua natura. Deve parimente avertirsi, che per il nome del Cielo non sempre s'intende quella sostanza superna ove si veggono il Sole, la Luna e le Stelle e che per eccellenza vien communemente chiamato Cielo, ma si prende spesso per il Mondo tutto; anzi in questo secondo significato Aristotile lo intende, mentre vuol provare, che sia perfetto. È dunque il breve e chiaro senso di questa sua questione; se il Mondo sia perfetto di mole. Per venir dunque à dimostrar questo assunto; premette alcune necessarie definitioni, cioè del continuo, del corpo, della linea e della superficie. Da quella del corpo conchiude, che esso corpo sia perfetto, havendo tre dimensioni, longhezza (dico), larghezza e profondità, alle quali non si può aggiungere altra magnitudine, non se ne ritrovando più; talche l'esser perfetto & Omne (à questo proposito ò in questo soggetto del corpo) è l'istessa cosa; dicendosi perfetto quello, à chi niuna cosa manca, e per consequente le contiene tutte, & è tutto: di modo tale che questi tre termini, Omne, Totum, Perfectum, non hanno varietà di essenza, ma la ricevono solamente nell'applicatione a materie diverse.
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Aristotile Universo Cielo Ottavo Fisica Meteore Generatione Metafisica Cielo Cielo Sole Luna Stelle Cielo Mondo Aristotile Mondo Omne Omne Totum Perfectum
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