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      È parimente vero, che nelle scienze le quali hanno fra se stesse qualche connessione o dipendenza (il che accade di molte, come della Fisica e della Medicina, della Metafisica, e dell'altre particolari), si prende alle volte per più evidenza alcuna propositione, definitione, ò massima dell'altra; ma non è però necessario addurvi anco i principij e ragioni, che si usano proprij in quella, onde si prende. Dico ancora; che quando una scienza precede l'altra nell'impararsi, le cose o positioni della precedente si suppongono per note, ne vi si apportano altre dimostrationi nella scienza susseguente: & tutte queste cose sono per se evidenti. Or al proposito nostro. Il Matematico considera la mole corporea, e la considera
      anco il Fisico; quello deve procedere per via di misure, di compassi e di altri stromenti e ragioni à ciò rispondenti; il naturale per i suoi, come ho detto. E di più essendo solito ne i tempi di Aristotile avanti ogni altra scienza impararsi la Matematica, quello che era stato nella Matematica insegnato, si supponeva per noto nell'altre scienze, e si memorava ad essempio, come osserva l'istesso Aristotile quasi in tutte le sue scolastiche; per queste cagioni dunque, ha pretermessa questa sorte di dimostratione, non già che non la sapesse, come troppo liberamente gli imponete: a voi, che procedete per vie matematiche, ben vi toccava. Ne è questa dimostratione vostra di tanta estrema sottigliezza, che abbiate da pregiarvene, come di miracolo novo, stupendo, inaudito; anzi che come non sarebbe effetto di gran lode che un perito architetto sapesse aggiustatamente misurar la grandezza e le parti principali de gli edificij; cosi che un celebre Matematico sappia misurar o dimostrar le tre dimensioni del corpo, essendo sì facili ed intelligibili i fondamenti, che non solo ad Aristotile, ma ad ogni ordinario professore, possono esser noti, ò con poca fatica conoscersi.


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Esercitazioni filosofiche
di Antonio Rocco
Appresso Francesco Baba Venezia
1633 pagine 230

   





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