La positione di Platone, che voi adducete per ammantar le vostre, ò potria in questo luogo
modestamente ributtarsi, il che (difendendo io hora Aristotile, che gli è in questo contrario, e lo chiama per ciò poco versato nelle cose naturali) non mi sarebbe disdicevole: overo portando riverenza alla fama, & al valor di huomo sì grande, potrei dire; che la sua positione circa di questo havea altra intelligenza: egli era chiamato divino, perche, astratto nella speculatione delle cose divine, contemplava le cose naturali nel modo che in Dio gli parevano, ò le concepiva: e perciò pone prima fabricato il Mondo ideale nella divina mente; il che è un esser cognito spiritale; dapoi, per linea retta, cioè con ordine divino, e senza errore, habbia in effetto prodotti tutti i corpi che integrano l'Universo, ne i luoghi proprij ove si trovano.
7. Quanto al servarsi l'ordine (che è la settima parte), vi hò detto già che egregiamente si serva, perche non devono rimoversi i corpi da proprij luoghi, e nel moto che occorre non nasce confusione, ma è naturalezza.
8. Et all'ottava, che sarebbono mobili in vano i corpi che devono moversi di moto retto, se mai si movessero, hò in questa parte risposto à bastanza nella solutione alla prima instanza, ove anco cascava al proposito: aggiungo però ora, che non è il fine di tali corpi il mutar luogo, anzi che, in quello trovandosi stabili, dar integrità al Mondo, concorrere poi con le loro qualità, e virtù operative alle generationi, corruttioni, & all'altre naturali mutationi che da essi dipendono sotto il Cielo.
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