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      1. Primieramente dunque dite che la diversità de' Cieli da gli elementi, secondo la dottrina di Aristotile, non ha altra sussistenza, che quella, ch'ei deduce dalla diversità de moti naturali di quelli e di questi; di modo che negato, che il moto circolare sia solo di corpi celesti, & affermato che ei convenga à tutti i corpi naturali mobili, bisogna per necessaria conseguenza dire, che gli attributi di generabile, ò ingenerabile, alterabile ò inalterabile, passibile, ò impassibile, &c., egualmente e communemente convenga à tutti i corpi mondani, cioè tanto a i celesti quanto à gli elementari; ò che malamente e con errore habbia Aristotile dedotto dal moto circolare quelli, che ha assignato a i corpi celesti. E rispondendo al vostro Simplicio, che lo fate parlar per Aristotile, confermate la medesima obiettione in questa maniera:
      2. Dicovi per tanto che quel moto circolare, che voi assegnate à i corpi celesti, conviene ancora alla terra; dal che (posto che il resto del vostro discorso sia concludente) seguirà una di queste tre cose, cioè, che la terra sia ancor essa ingenerabile, & incorruttibile, come i corpi celesti; ò che i corpi celesti sieno come gli elementari, generabili, alterabili, &c., ò che questa differenza di moti non habbia che fare con la generatione, e corrutione. Ed indi à poco soggiungete:
      3. Voi dite, che la generatione, e corruttione non si fa, se non dove sono contrarij; i contrarij non sono se non trà corpi semplici naturali, mobili di movimenti contrarij; movimenti contrarij son quei solamente che si fanno per linee rette tra termini contrarij, e questi sono solamente due, cioè dal mezo, & al mezo, e tali movimenti non sono di altri corpi naturali, che della terra, del fuoco e de gli altri due elementi; dunque la generatione, e corruttione non è se non fra gli elementi; E perche il terzo movimento semplice, cioè il circolare intorno al mezo, non hà contrario (perche contrarij son gli altri due, ed un solo ha un solo per contrario), però quel corpo naturale, à quale tal moto compete, manca di contrario; e non havendo contrario, resta ingenerabile, incorruttibile &c., perche dove non è contrarietà, non è generatione ne corruttione: ma tal moto compete solamente a i corpi celesti, dunque soli questi sono ingenerabili, & incorruttibili.


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Esercitazioni filosofiche
di Antonio Rocco
Appresso Francesco Baba Venezia
1633 pagine 230

   





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