A cui voi soggiungete, che Aristotile ci ha ingannati, e che dovea aggiunger che al moto in sù, & in giù non basta haver per principio il raro, & denso, ma ci vuole anco il caldo & il freddo, da cui dipendano; e che questo caldo, e freddo non hà che far niente con il moversi s, e giù, ma che basti il raro e denso, gia che un ferro infocato ha il medesimo peso che freddo.
11. Dopo ritornate di novo a voler dar bando dalla natura al moto retto, per dar coll'uniformità del moto circolare, egualità a gli elementi, & al Cielo, per il che fare portate di novo in campo quelle istesse ragioni quasi ad unguem, ma nel senso totalmente l'istesse, che poco avanti apportaste, & io ho compendiosamente recitate, & esaminate nella precedente esercitatione. Cioè, che per mantenimento dell'ordine dell'Universo, quanto alla local situatione, non ci sia altro, che il moto circolare. Che il moto per linea retta serva solo à condur i corpi al suo luogo, e qualche particella di quelli, quando ne fusse separata: Che il globo terrestre, ò si deve mover in cerchio, ò in retto, over esser immobile. In retto, è impossibile, essendo nel suo luogo; l'esser immobile ripugna al chiamarsi naturale, & Aristotile dovrebbe haver detto che fra i corpi altri sono mobili, altri immobili, dunque deve moversi circolarmente; e solo le particelle rimosse dal suo luogo si movano in retto: e questo basta a l'esser mobile di moto retto; nel modo, che si dice generabile, e pure à pena qualche particella di essa si genera, e così corruttibile per alcuna delle sue picciole parti; e perciò questa contrarietà di moti si dia alle parti, & al tutto si dia il moto circolare, ò una perpetua consistenza nel suo luogo.
| |
Aristotile Cielo Universo Aristotile
|