Pagina (80/230)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Per tanto bisognerebbe dire, che ò tutte fussero immobili (se pur non cedessero all'agitationi violente), ò che di moto egualmente veloce si corressero appresso l'una all'altra, rotandosi, non intorno al suo centro (come dovrebbe un corpo circolare che per se stesso si move), ma à guisa di palle da giuocare. Dire che stessero tutte immobili, è positione ripresa da voi contra Aristotile, per non dir repugnante alla natura & al senso. Vederle corrersi appresso nel modo predetto, sarebbe un bel spasso: non voglio dirvi stravaganze ripugnantissime à voi medesimo, al vero, al verisimile, & quasi all'imaginario ancora. Oltre di ciò, in materia sì tenue e cedente, non sarebbe alcun inconveniente che una stella intera si corrompesse; perche, essendo ella della natura del suo orbe (come voi stesso dite contra l'Antiticone), sarebbe sottoposta alle istesse mutationi; e se ben sia più densa, la sua densità però non potrebbe esser tale che si facesse diversa dal cielo (nel modo che l'aria densa non è del tutto diversa dalla pura); per conseguente si potria corrompere come l'istesso Cielo. Anzi sarebbono le stelle più facilmente dissolubili che le comete, quanto il Cielo fusse più tenue dell'aria, e quanto che nelle comete si racchiude materia terrea e tenace che le rende durevoli, la quale nelle stelle, à portione del loro orbe, non potrebbe contenersi. Ne la similitudine, che voi apportate della terra (cioè che mai si veda corrotto l'intero suo globo) è di momento alcuno: perche si corromperanno più facilmente cento mila parti di un corpo tenue e dissipabile, che una minima di un denso e tenace.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Esercitazioni filosofiche
di Antonio Rocco
Appresso Francesco Baba Venezia
1633 pagine 230

   





Aristotile Antiticone Cielo Cielo