Sia dunque da voi, & à vostra gloria rinovato l'uso, risuscitata la forma di essi (il che ne anco è concesso da ogn'uno, io però mi contento), ma non ritrovata cognitione diversa nel Cielo, da quella che ne ebbero quei tanto diligenti scrutatori de misteri della natura. E quando dal fato vi fusse stato concesso di haver voi ritrovato prima il Telescopio, e veduto cose non viste da altri nel Cielo, havreste il pregio di operare e vedere, ma non di più egregiamente filosofare; anzi havendo per vantaggio e per scorta la vista, niun vostro errore sarebbe intorno à questo escusabile. È grande la lode de gli altri, che in cose non viste discorrano egregiamente e meglio anco di voi, come si può vedere dal paragone.
2. La comparatione è frà le positioni Aristoteliche e le vostre; che io intendo esser per nulla. Quanto a gli accidenti, & osservationi che havemo nel nostro secolo circa il Cielo, Se voi realmente con dimostratione infallibile proverete, che siano successi nell'interno de corpi celesti, non hà dubbio alcuno che Aristotile mutarebbe opinione: già esso non intende ricercar altro che il vero, e quello specialmente che hà per fondamento la cognitione del senso, egli stesso in molti luoghi lo dice, come sapete benissimo; Anzi non solo bisognerebbe mutar opinione circa l'incorruttibilità de' corpi celesti, ma rivolger sossopra i primi principij delle cose naturali; e dire (all'opposito di quel che a piena bocca diciamo, cioè che operi la Natura ordinatamente sempre nell'istessa maniera) che sia essa natura più variabile, più incostante, più cieca, più capricciosa, della Fortuna medesima, già fa corpi vastissimi celesti (dico delle nuove stelle), e poi di lì a poco tempo gli distrugge; il che non hà fatto mai per il passato.
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