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      Potrei ancora dirvi (ma parlo con timore di non errare, e volentieri sentirei più tosto gli altri, ma che dicessero à proposito; pur se commetterò errore, son apparecchiato all'emenda, mi sottopongo alla correttione) che essendo i Cieli in alcune parti più densi, in altre più rari (come senza controversia ammette ciascuno) & essendo grande la diversità de moti con velocità differentissima tra loro, non sarebbe inconveniente che qualche stella vera e reale per alcun tempo, mossa però nel suo orbe ove si trova fissa, scorresse sopra falde ò striscie dense dell'orbe inferiore, talche alla nostra vista la occultassero, e poi capitando nelle parti più rare, ci si rendesse visibile, tornando di novo ad immergersi in altre densità e farsi invisibile, nella maniera giusto che fa il Sole nell'entrar & uscir dalle nubi; e questi accidenti non accadano così regolati ne osservabili in determinati periodi di tempi per la multiplicità deforme di moti celesti e per l'irregolarità del raro e del denso ch'ivi potrebbe essere. Et in questo modo (che da più accurato esame potria ridursi à perfettione più puntuale), senza dar dissolutioni ne i Cieli, senza negar il senso, ne ponere altre positioni inintelligibili e ripugnanti, si troverebbe concordia stabile nella peripatetica Filosofia. Delle stelle Medicee direi che siano vere stelle celesti, ingenerabili, impassibili (presagio di felicità impermutabile all'augustissima Casa di Medici), e se mai non si occultano, ciò avvenga per non haver gli intoppi predetti di densità diverse: e se da gli Antichi non siano annoverate fra l'altre stelle, questo è perche non sono visibili a tutti, ma ci bisogna l'instromento atto per vederle.


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Esercitazioni filosofiche
di Antonio Rocco
Appresso Francesco Baba Venezia
1633 pagine 230

   





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