Gli instromenti voglio che gli porgano qualche aiuto, come in effetto si vede de gli occhiali, non gia totale indeficienza, sono ancor essi manchevoli; e tanto più quanto l'Arte è più imperfetta della Natura. Pure congiunte insieme, non ha dubbio che meglio operino, non però impeccabilmente. E per venir al nostro punto. Il vostro Telescopio è quello che vi mostra queste novelle cose in Cielo, queste macchie nel Sole. Però voi per stabilir saldamente la vostra dottrina havrete da far tre cose: la prima, mandar per il Mondo il vostro libro insieme col Telescopio, acciò si habbi la medicina, e la ricetta; perche molti non credono queste vostre visioni; il che vi apporta pregiuditio e discapito non mediocre. Ne si potrà dire che sia fondata nella cognitione sensitiva quella scienza il cui oggetto dal senso universalmente non è compreso e che solo dipende dalla relatione di pochi; la credulità non è scienza, se bene hà qualche supposito ragionevole. Io nondimeno quanto à me vi credo. La seconda, dovete provare, che questo instromento non possa errare, e sudarete à farlo. La terza, che l'arte di misurar distanze in spatij immensi sia certa, & infallibile; e quì trovarete non il difficile solo, ma l'impossibile istesso. Già in brevissimi intervalli, in espeditioni importantissime, per affari grandi di stato, ordinate da prencipi supremi, potentissimi, & eseguite da' più periti dell'arte di Prospettiva, si sono commessi errori notabili, e perniciosissimi. Et ardisco di dire, che un Matematico di primi dell'Universo non sia buono di misurar con l'occhio, aiutato da gli stromenti ancora, trenta miglia di spatio, con le distanze di corpi che ivi sono senza errore.
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