Or che diremo del misurar il Cielo?
6. Quanto à quel che dite, di stimare il Cielo peripatetico più tenue, più sottile, e più cedente della nostra aria, non occorre dire altro particolare; già vi hò mostrato di sopra quel che ne seguirebbe, e come sarebbono sensate le corruttioni che ivi accadessero, che si corromperebbono le stelle intere; & hora aggiungo solo, che si ha da aggregar questa parte con la difficultà universale della corruttibilità, ò incorruttibilità del Cielo, circa la qual controversia si aggira quasi tutto il stame di quest'opera; ne voi apportate altra ragione à prò vostro, a cui io ora debba rispondere.
7. Circa l'opinioni addutte, erra l'Antiticone, e voi assai bene lo confutate, perche in effetto, ò che le antiche, ò che le moderne stelle si siano variate, generate, ò corrotte, essendo tutte celesti, il Cielo si potrà dire, nelle sue parti più degne variabile.
8. Quei che stimano queste macchie esser stelle, e che si aggreghino e disgreghino sotto il Sole, pongono moti disordinati, & incerti nei corpi naturali celesti; anzi par che gli attribuiscano un movimento capriccioso, à salti e senza conveniente regolarità; il quale non si deve ammettere in niun modo per naturale, ma più tosto sarebbe misto col violento.
9. Erra finalmente il vostro Simplicio, massime intendendo di parlar con fondamenti di Aristotile; il quale ha bandito dal Cielo ogni effetto casuale, e fortuito, ne ha levato via ogni passibilità, e penetrabilità, ogni irregolarità, e disconcio; e nondimeno esso Simplicio casualmente vuol che concorrino, varijno sito, penetrino il Cielo.
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